lunedì 18 maggio 2009

Fruttosio, comportamento alimentare e obesità

Caramelle avvelenate.

Molti prodotti destinati ai più giovani si vantano di utilizzare fruttosio anzichè glucosio come dolcificante. Nell'ambiente più illuminato in tema di nutrizione sono note da tempo le molteplici virtù negative del fruttosio ma prima che ciò diventi di pubblico dominio passerà lo stesso arco di tempo che è intercorso per i grassi idrogenati, per i coloranti e per i conservanti ecc. Come spesso accade le storie si ripetono e le persone sembrano non imparare dai propri errori.

Un interessante articolo da poco pubblicato pone le basi biochimiche del perchè il fruttosio non è così "dolce" come sembra.



Il riferimento biblio è questo:

Lane et al. Effect of glucose and fructose on food intake via malonyl-CoA signaling in the brain. Biochemical and Biophysical Research Communications, 2009; DOI: 10.1016/j.bbrc.2009.02.145

Questo è il sunto in italinglese :-)

Nel cervello la malonyl-CoA ha un importante funzione di controllo e di modulazione dell'equilibrio energetico. Il glucosio negli animali superiori, a causa del suo ruolo centrale nel metabolismo, agisce come principale indicatore dello stato energetico globale. Nuclei specializzati dell'ipotalamo sono in grado di monitorizzare il livello di glucosio nel sangue e di inviare ai centri cerebrali superiori dei segnali per regolare l'alimentazione, l'energia spesa e il comportamento in funzione dei livelli glicemici percepiti. Quando il livello di glucosio che entra nel cervello aumenta, l'assunzione di cibo è soppressa. Le informazioni sullo stato energetico innescato dal glucosio vengono trasmesse attraverso mediatori ipotalamici come l'AMPK e la malonyl-CoA, al sistema dei neuropeptidi orexigenici / anorexigenici che determino il senso di fame e il dispendio energetico. Il metabolismo centrale del glucosio attraverso la via glicolitica genera ATP il quale induce una diminuzione compensatoria del livello di AMP e dell'attività del AMPK. L'abbassamento dell'AMP aumenta l'attività catalitica dell'enzima acetyl-CoA carboxylase, e quindi il livello del suo prodotto di reazione, la malonyl-CoA. L'effetto della malonyl-CoA sul sistema dei neuropeptidi anorexigenic-orexigenic è quello di sopprimere l'assunzione di cibo. A differenza del glucosio il metabolismo centrale del fruttosio aumenta l'assunzione di cibo. Questo effetto paradosso si ha perché il fruttosio aggira il tasso limite delle reazioni glicolitiche attraverso una reazione rapida che richiede ATP e che ne provoca un improvviso esaurimento con la conseguenza di un aumento compensativo di AMP. Così il fruttosio ha l'effetto opposto rispetto al glucosio sul sistema di segnalazione AMPK / malonyl-CoA e di conseguenza sul comportamento alimentare. Il metabolismo del fruttosio nel cervello aumenta pertanto l'assunzione di cibo, ciò crea un maggior rischio di obesità. Questi dati sollevano preoccupazioni in materia di sanità in vista del grande e crescente consumo pro capite di fruttosio come edulcoranti, soprattutto nei giovani.





mercoledì 13 maggio 2009

Apprendimento associativo a livello unicellulare


Conferme alla mia ipotesi

Nel noto esperimento di Pavlov il cane impara ad associare il suono di una campana con l'odore di cibo. Può una tale capacità associativa essere estesa agli organismi unicellulari? Un articolo da poco pubblicato sul Journal of the Royal Society Interface risponde al quesito in modo affermativo. Un batterio sarebbe pertanto in grado di apprendere la correlazione di due stimoli prevedendo ad esempio l'arrivo di una sostanza nociva dalla comparsa in precedenza di un altro segnale chimico e quindi di anticipare la produzione di sostanze finalizzate alla sua protezione. Questo è un tipico comportamento allostatico che, come avevo ipotizzato nel mio articolo pubblicato su Bioscience Hypotheses, può essere esteso anche a livello unicellulare.


Fernando, C. T, Liekens, A. M.L, Bingle, L. E.H, Beck, C., Lenser, T., Stekel, D. J, Rowe, J. E (2009). Molecular circuits for associative learning in single-celled organisms. J R Soc Interface

mercoledì 6 maggio 2009

Le calorie non sono tutte uguali

Same same but different

La frutta a guscio (in particolare mandorle e noci) dovrebbe rientrare in ogni regime nutrizionale per le sue proprietà salutistiche. Purtroppo è ancora insita l'idea che le calorie apportate da questi alimenti siano troppo elevate rispetto ai benefici.

Uno studio da poco pubblicato sullo Scandinavian Journal of Clinical and Laboratory Investigation ha paragonato due gruppi di adulti che consumavano, in aggiunta alla loro dieta normale, un extra calorico paria a 20 calorie per Kg di peso corporeo al giorno. In un gruppo l'extra calorico era rappresentato da arachidi e nell'altro da dolciumi ricchi di zuccheri semplici. Dopo due settimane nel primo gruppo il peso non è aumentato in maniera significativa, la circonferenza della vita non è cresciuta mentre il metabolismo basale è aumento. Nel gruppo dolciumi sia il peso che la circonferenza della vita sono aumentati in modo significativo, il ritmo metabolico non è cambiato ma i livelli di colesterolo LDL sono cresciuti. L'aggiunta dello stessa quantità calorie, ma proveniente da due prodotti molto diversi, non ha quindi lo stesso effetto. Le calorie provenienti dalla frutta a guscio dovrebbero essere comprese in ogni dieta e valutate per le loro peculiarità metaboliche come anche dimostrato da un'altro recente studio che appare sull' American Journal of Clinical Nutrition le cui conclusioni sono:
"
Higher nut consumption was not associated with greater body weight gain during 8 y of follow-up in healthy middle-aged women. Instead, it was associated with a slightly lower risk of weight gain and obesity. The results of this study suggest that incorporating nuts into diets does not lead to greater weight gain and may help weight control."

Claesson AL, et al. Two weeks of overfeeding with candy, but not peanuts, increases insulin levels and body weight. Scand J Clin Lab Invest. April 2009

Bes-Rastrollo M, et al. Prospective study of nut consumption, long-term weight change, and obesity risk in women. Am J Clin Nutr April 2009