lunedì 30 marzo 2009

Carico allostatico psico-metabolico e invecchiamento.

Una recente review pubblicata su Hormones fa il punto della situazione su stress psicologico, stress metabolico e senescenza cellulare.

Lo stress cronico può influenzare la salute umana attraverso una miriade di pathways sia comportamentali che biochimici.
Nella società moderna ci troviamo di fronte sia ad eccessivi stress psicologici che ad una vera e propria epidemia di sovralimentazione. L'insieme di questi due fattori sembra avere effetti sinergici.
Lo stress cronico può portare ad una sovralimentazione, ad una elevazione di cortisolo e insulina, e ad una soppressione di alcuni ormoni anabolizzanti. Questo stato di stress metabolico, a sua volta, promuove l'adiposità addominale. La risposta diretta allo stress e l'accumulo di grasso viscerale possono promuovere un ambiente interno caratterizzato da infiammazione sistemica e stress ossidativo. Questo ambiente biochimico sembra promuovere a sua volta diversi meccanismi che conducono all'invecchiamento delle cellule, questo avviene soprattutto attraverso una riduzione dell'attività delle telomerasi che conduce ad un accorciamento della lunghezza dei telomeri che porta alla senescenza cellulare. L'accorciamento dei telomeri delle cellule immunitarie è collegato con molte malattie croniche e mortalità precoce. Per mezzo di questa via lo stress cronico può influenzare una miriade di malattie attraverso una cascata biochimica che porta alla senescenza delle cellule immunitarie. Alcuni soggetti sono più ad alto rischio per questa evoluzione, ad esempio nel caso di temperamenti psicologici legati a stati d'ansia. L'azione sinergica di interventi psicologici e di terapia nutrizionale (restrizione calorica) potrebbe ridurre la progressione di questa cascata di eventi.

Epel Elissa S
Psychological and metabolic stress: a recipe for accelerated cellular aging?
Hormones 2009;8(1):7-22.

domenica 29 marzo 2009

Il costo della carne rossa. Aumento di mortalità per chi la consuma e inquinamento per tutti.

E' stato da poco pubblicato sulla prestigiosa rivista Archives of Internal Medicine uno studio prospettico su più di mezzo milione di persone (!) che dimostra una associazione diretta fra consumo di carne rosse o lavorata (insaccati, salumi, wurstel) e aumento della mortalità per tutte le cause, della mortalità per cancro e della mortalità per patologie cardiovascolari. Con il consumo di un solo etto di carne al giorno il rischio di mortalità può aumentare di più del 20%.

"For overall mortality, 11 percent of deaths in men and 16 percent of deaths in women could be prevented if people decreased their red meat consumption to the level of intake in the first quintile [one-fifth]. The impact on cardiovascular disease mortality was an 11 percent decrease in men and a 21 percent decrease in women if the red meat consumption was decreased to the amount consumed by individuals in the first quintile,"
"For women eating processed meat at the first quintile level, the decrease in cardiovascular disease mortality was approximately 20 percent."

Ricordando che l'eccessivo consumo di carne è un disastro in termini ambientali (consumo di acqua, pesticidi, antibiotici, scarichi di azoto e fosforo nelle acque di superficie, emissioni di CO2) è da sperare che questi dati conducano ad una alimentazione più ragionevole anche perchè chi vuole rischiare la propria salute non dovrebbe farlo a spese di tutto il pianeta.
Sinha R, Cross AJ, Graubard BI et al. Meat Intake and Mortality: A Prospective Study of Over Half a Million People. Arch Intern Med 2009; 169(6):562-571.

sabato 21 marzo 2009

Zucchero e invecchiamento - Not So Sweet

Premessa
Ridurre l'apporto calorico limitando l'assunzione di glucosio aumenta l'aspettativa di vita in diverse specie. L'eccesso di glucosio può avere effetti deleteri, ma non è chiaro se ciò sia dovuto al contributo calorico del glucosio o a qualche altro effetto. Il Glucosio rilevato dalle cellule attiva un pathways di segnali che, nel lievito, favoriscono la macchina metabolica che produce energia (glicolisi) e favorisce la crescita delle cellule. La rilevazione del glucosio riduce anche la resistenza allo stress e la capacità di vivere a lungo. La domanda che ci si può porre è se il glucosio provoca un effetto pro-invecchiamento, a causa della sua attività metabolica o attivando pathways di segnali?
STUDIO
In un recente articolo apprso su PLoS Genetics si dimostra, per la prima volta, che cellule di lievito che non sono in grado di metabolizzare glucosio ma presentano la capacità di rilevarlo sono sensibili agli effetti pro-aging del glucosio. Le stesse cellule private del recettore che permette la rilevazione del glucosio vivono più a lungo.
CONCLUSIONI dell'autore Professor Rokeach.
"Thanks to this study, the link between the rise in age-related diseases and the over-consumption of sugar in today's diet is clearer. Our research opens a door to new therapeutic strategies for fighting age-related diseases,"


Antoine E. Roux, Alexandre Leroux, Manal A. Alaamery, Charles S. Hoffman, Pascal Chartrand, Gerardo Ferbeyre, Luis A. Rokeach. Pro-Aging Effects of Glucose Signaling through a G Protein-Coupled Glucose Receptor in Fission Yeast. PLoS Genetics, 2009; 5 (3): e1000408
DOI: 10.1371/journal.pgen.1000408




PS
le cellule di lievito a livello basico di funzionamento non sono molto distanti da quelle umane

martedì 17 marzo 2009

Telomeri e multivitaminici

La lunghezza dei telomeri è considerata un marker dell'età biologica.
Gli individui che presentano un maggiore accorciamento dei telomeri sono più soggetti a patologie croniche ed hanno una mortalità più elevata.
In un recente articolo pubblicato online sull'American Journal of Clinical Nutrition si dimostra per la prima volta il riscontro di telomeri più lunghi nei soggetti che fanno uso di multivitaminici.

Results: After age and other potential confounders were adjusted for, multivitamin use was associated with longer telomeres. Compared with nonusers, the relative telomere length of leukocyte DNA was on average 5.1% longer among daily multivitamin users (P for trend = 0.002). In the analysis of micronutrients, higher intakes of vitamins C and E from foods were each associated with longer telomeres, even after adjustment for multivitamin use. Furthermore, intakes of both nutrients were associated with telomere length among women who did not take multivitamins.

Conclusion: This study provides the first epidemiologic evidence that multivitamin use is associated with longer telomere length among women.

Qun Xu, Christine G Parks, Lisa A DeRoo, Richard M Cawthon, Dale P Sandler, and Honglei Chen
Multivitamin use and telomere length in women
Published March 11, 2009; doi:10.3945/ajcn.2008.26986